SAN FRANCESCO MARATHON

SAN FRANCESCO MARATHON

Da dove comincio?

Questa non è solo la mia nona maratona, ma è la maratona del cuore e dello spirito. Correre la maratona ad Assisi, per me ha avuto un significato che va oltre lo sport: l’anima e il corpo si sono fuse in un rincorrersi di emozioni che, ora, si sono trasformati in ricordi che mi fanno esclamare: e ora come potrò più fare a meno di partecipare alla san Francesco Marathon?

Forse, però, è meglio cominciare dal principio.

Appena ho scoperto che avrebbero organizzato la maratona ad Assisi, sono trasalito e un certo entusiasmo si è impadronito di me. Poi, però, conoscendo i luoghi, ho pensato che questa maratona non fosse per me, perché correre per 42 km con tutti quei saliscendi sarebbe stata un’impresa ardua, per cui ho accantonato l’idea.

Quando a marzo di quest’anno ho partecipato alla maratona di Roma, nel villaggio di palazzo dei congressi, mi sono imbattuto proprio nello stand della San Francesco Marathon, allora mi sono fermato e ho chiesto informazioni sul tracciato. Così, con mia grande gioia, ho scoperto che il tracciato non si svolgeva nella città di Assisi, ma si snodava nella valle ai piedi del Monte Subasio, nei luoghi legati alla vita di san Francesco: Rivotorto, Spello, Cannara e Santa Maria degli Angeli.

Dovevo correrla assolutamente!

Come sempre, con congruo anticipo, mi organizzo l’aspetto logistico, anche perché, con mia somma gioia, mi accompagnerà in quest’avventura anche mia moglie!

Per il viaggio, visto che non ci sono treni diretti e dovrei fare più cambi, decido di organizzarmi con l’auto, anche perchè sono stato spesso ad Assisi, quindi sapevo che non avrei avuto problemi (ovviamente mi riferisco alle difficoltà che avrei potuto avere nell’affrontare il viaggio di ritorno dopo aver corso la maratona).

Per il pernottamento ho scelto la Domus Laetitiae che si trova ad Assisi, poco fuori le mura, dove sono stato tante volte e altre volte sono stato accolto, in occasione di gare podistiche, e questo mi ha tranquillizzato anche sotto l’aspetto dei pasti.

Dal punto di vista della preparazione tutto è filato liscio. Quando ho iniziato ad aumentare il chilometraggio degli allenamenti ero un po’ preoccupato, perchè ero ancora alle prese con un mal di schiena che non era forte, ma c’era, e, con la corsa, sarebbe potuto aumentare e impedirmi di allenarmi bene.

Facciamo un altro balzo in avanti.

Quando corri l’ultimo allenamento da 35 km e tutto va bene, pensi: è fatta! Ed è proprio così, ormai il chilometraggio settimanale (siamo a tre settimane dalla gara) inizia a scendere gradualmente. Nelle gambe senti ancora la stanchezza per i chilometri percorsi, ma sai che andrà sempre meglio e poi c’è quell’emozione che ti sale dalla pancia, appena pensi a quando sarai lì, sulla linea della partenza e le gambe ti sembrano all’improvviso più leggere.

La settimana della gara è stata abbastanza standard, ormai ampiamente sperimentata, l’unica cosa che mi preoccupava era il meteo, perchè per il 5 novembre, giorno della gara, si prevedevano temporali e vento molto forte: il top!

Parto per Assisi sabato 4 novembre verso le 7.30, con molta calma. Arrivo a Casa Leonori, quartier generale della san Francesco Marathon, poco più di quattro ore dopo.

Il ritiro del pettorale è molto rapido. La location è accogliente; oltre al ritiro del pettorale è possibile visitare anche alcuni stand tecnici, oltre ad assistere a mini conferenze e alla presentazione del percorso della gara.

Dopo aver ritirato il pettorale raggiungo subito Domus Laetitiae, dove mi sistemo e consumo il pranzo, seguito da un bel riposino pomeridiano.

Conoscendo già molto bene Assisi, posso risparmiare un po’ di energie che in genere spreco per visitare il luogo in cui si svolge la gara.

Il primo appuntamento del pomeriggio riguarda lo spirito: i vespri a san Damiano.

Sarà perchè li ho sempre fatti d’estate, col caldo, con la gente che andava e veniva… Stavolta mi sembrava un’atmosfera completamente diversa. Sarà stato il buio che prendeva un po’ alla volta il sopravvento sulla luce, sarà stato il silenzio che sempre regna in quel luogo, oppure il fresco che ti faceva avvolgere su te stesso, come quando Francesco si abbassava il cappuccio sulla testa e così trovava la sua intimità nella preghiera, così il vespro, quella sera, mi è sceso fin dentro l’anima.

Non potevano durare in eterno, perchè alle 18 dovevo essere in chiesa, a santa Maria degli Angeli, per la Messa dedicata ai maratoneti, celebrata da S. E. Mons. Sorrentino, Vescovo di Assisi che ha usato parole molto belle per noi.

Alla fine della celebrazione siamo saliti tutti sull’altare per la foto insieme al Vescovo.

Appena terminata la Messa sono andato alla stazione a prendere Natalia che mi raggiungeva col treno da Roma, dov’era stata per un altro impegno.

Ormai è ora di cena e approfitto di mangiare abbastanza presto, così ho il tempo di digerire e, poi, riposare bene. Per non avere problemi intestinale, come è accaduto alla maratona di Roma, come primo piatto chiedo di cucinarmi pasta in bianco con olio e formaggio; come secondo mangio una fetta di carne, mentre evito il contorno, per i motivi di cui sopra. Completo la cena con una banana che mi ero portato da casa (per sicurezza) e con una manciata di frutta secca.

In un primo momento, dopo la cena, volevamo scendere ad Assisi a fare una passeggiata, poi abbiamo optato per un po’ di televisione sul divano della sala tv.

Un ultimo sguardo alle previsioni meteo prima di decidere l’abbigliamento per la gara. Anche se i mm di pioggia prevista sembrano diminuiti, la probabilità di temporali è sempre alta, mentre il vento forte, ormai, è una certezza, come vero è anche il fatto che le temperature si prevedono medie.

Prima di andare a letto c’è la preparazione meticolosa dell’abbigliamento e della colazione, in modo che la mattina seguente non dimentico nulla. Imposto la sveglia alle 6.15 (la gara partirà alle 9.35) e vado a nanna.

Suona la sveglia. La stanza è buia. Accendo la lucina sul soffitto che illumina la scrivania dove è già tutto sistemato:

  • 60 gr di pane ai cereali con 30 gr di marmellata;
  • 60 gr di Grana Padano a fette, spalmate con miele e arricchite con una manciata di noci;
  • 30 gr di cioccolato fondente (100% cacao)
  • una manciata di nocciole tostate
  • mezzo litro d’acqua.

Verso le 6.30 la colazione è già terminata, mancano, però, ancora tre ore alla gara, per cui decido di coricarmi di nuovo e riposarmi ancora un po’.

Gli scuri della finestra sembrano sigillati ai vetri, cosicché non ho idea di come sia il tempo fuori, ma ho l’impressione che tiri solo vento e nient’altro: forse anche stavolta le previsioni meteo non c’hanno preso.

Non riesco a stare molto a letto, perchè il pensiero delle cose da fare mi tiene la mente occupata e non mi consente di rilassarmi (del resto come potrei rilassarmi prima di una maratona!).

Così mi alzo e completo le operazioni pre-gara con l’appuntamento al bagno: incrociando le dita che, stavolta, non ci siano problemi intestinali.

Saluto Natalia, dandole appuntamento intorno alle 13.30 all’arrivo e tutto arzillo esco dalla stanza e mi avvio verso le scale.

Uno scroscio d’acqua attira la mia attenzione: altro che tutto tranquillo, sembrava che diluviasse!

Pioveva talmente forte e fitto (con un bel po’ di vento) che non si riusciva nemmeno a vedere a più di 10 metri.

Mi accascio sul divano della reception, con la mente che vagava nel vuoto: che fare?

E che potevo fare? Ho aspettato qualche minuto nella speranza che diminuisse, perchè, nonostante fossi ben attrezzato con il mio poncho, mi sarei combinato una schifezza.

La pioggia sembra diminuire, anche se rimane tanta, allora esco. Ora quella che mi preoccupa non è più l’acqua che scende dal cielo, ma quella che percorre la strada dove devo passare io.

Il poncho mi si appiccica addosso, le scarpe e i piedi sono tutti bagnati. Visto che devo ancora prendere il caffè, entro in un bar e decido anche di cambiare la mia decisione riguardo alla possibilità di indossare l’intimo tecnico o meno (su cui avevo tanto riflettuto il giorno prima): temevo che la pioggia potesse raffreddarmi troppo, così entro nel bagno del bar e indosso la mia maglietta.

Quando esco dal bar sembra che la pioggia sia passata o quasi. Il forte vento trascina via le nubi. A gruppetti i podisti percorrono la strada che li porterà sulla piazza antistante la basilica inferiore di San Francesco.

Raggiungo il luogo del raduno: sono circa le 8.30, ho il tempo per consegnare lo zainetto e poi mi dedico al riscaldamento.

Prima ancora, ho il tempo per un momento di intimità e di preghiera sulla tomba del Santo di Assisi. Un momento unico, diverso dalle tante volte in cui sono stato sulla tomba di Francesco; non so se è stata l’atmosfera che si respirava o la mia predisposizione dell’anima, comunque è stato fantastico!

Dopo la preghiera mi affaccio sulla piazza, dove Sua Ecc. Mons. Sorrentino impartisce la sua benedizioni e ci fa leggere il messaggio che ci arriva direttamente dalla Santa Sede. La cerimonia si conclude con la benedizione dei pettorali e con la recita della preghiera del maratoneta ma, molto bello è stato l’invito del Vescovo di Assisi a benedire il Signore per “onne tempo” troveremo lungo la strada.

Il bagno del parcheggio mi da’ molta serenità, perchè non c’è fila e posso andarci ogni volta che voglio.

Lo spazio per fare un buon riscaldamento, però, è troppo poco, perchè solo il parcheggio è abbastanza pianeggiante, il resto è tutto un saliscendi.

Le nuvole si allontanano sempre più velocemente, sospinte da un vento gagliardo che desta qualche preoccupazione.

Ma ora sono qui e, a pochi minuti dalla partenza, tutti i miei dubbi sono sospinti via come le nubi e lasciano spazio all’emozione e alla gioia di essere qui in questo momento, pronto a vivere un’emozione unica, pronto a spingermi oltre i miei limiti, pronto a lasciarmi conquistare da sua maestà la “Maratona”. Un’emozione che non si può trasmettere, se non l’hai provata, non si può raccontare, perchè le parole sono perfettamente inutili…

9.25: parte la gara della 10 km.

9.35: parte la San Francesco Marathon.

La prima parte del tracciato è in discesa, perchè da Assisi bisogna raggiungere la piana ai piedi del monte Subasio.

Come ad ogni maratona, questo è il momento buono per stemperare la tensione e fare qualche chiacchiera con i compagni di avventura.

Io non conoscevo nessuno, quindi sono rimasto concentrato sulla gara.

Quando la strada inizia a farsi pianeggiante e iniziamo a percorrere per zone pianeggianti, mi rendo conto che la temperatura comincia a salire e che il vento diventa abbastanza fastidioso.

I primi chilometri attraversano luoghi che già avevo conosciuto con l’Invernalissima dello scorso anno: stradine comunali strette e con leggere pendenze che attraversano la pianura umbra.

La Maratona tocca luoghi tanto cari a Francesco d’Assisi, primo tra tutti Rivotorto.

Ci dirigiamo verso Spello. Ho fatto conoscenza con due persone con cui condivido esperienze ed emozioni per cinque chilometri.

Al decimo chilometro (il primo rifornimento l’ho saltato) mangio la mia prima barretta e perdo i miei compagni di viaggio.

Nei secondi dieci chilometri il percorso continua a snodarsi per strade secondarie, con l’allarme pioggia che si allontana sempre più e le temperature che continuano ad aumentare, come il vento…

Non siamo tantissimi (eravamo circa 900 alla partenza), come per la maratona di Roma, per cui capitavano tratti di strada in cui le distanze tra i podisti cominciavano ad essere importanti: mi sentivo scoperto e, quindi, sapevo di dover contare solo sul me stesso.

In un punto mi sono dovuto fermare per una piccola sosta, perchè avevo un fastidio al piede, causato dal calzino inzuppato con la pioggia della mattina – poi ho scoperto che non era il calzino, ma la pelle del piede si era un po’ raggrinzita – ma non ho risolto e ho continuato a correre con questo fastidio sotto il piede.

Dopo Spello arriva il momento più difficile che condizionerà il resto della gara. Abbiamo superato da poco il 22° km e, nonostante la sosta e un ritmo non eccezionale, solo in quel momento mi superano i pacemaker con il tempo delle 4 ore all’arrivo. La cosa ormai non mi preoccupa più, come una volta, faccio solo una considerazione: chissà quanto ci impiegherò per arrivare al traguardo.

Tra Spello e Cannara arriva il momento più difficile di questa maratona. Come dicevo prima, abbiamo superato ormai la distanza della mezza e siamo su una lingua d’asfalto immersa completamente nella natura. Una casa ogni tanto, alberi radi e il vento che comincia a fare la voce grossa.

Chissà perché, quando corri il vento soffia sempre nella direzione opposta a quella dove devi andare! Insomma, a volte soffia così forte che non riesco a fare nemmeno un passo e con tanti chilometri già fatti e tanti ancora da fare, non è lo scenario migliore.

Le mie energie iniziano a diminuire molto più velocemente del previsto e l’abbassamento del ritmo è l’unica soluzione che ho, oltre ad integrare con barrette e gel ogni 10 km.

Normalmente, superati i 25 km faccio sempre un giochino e cioè immagino di dover terminare la maratona camminando (perchè in un modo o nell’altro la dovrò terminare), allora calcolo il tempo che potrei impiegare se le cose dovessero andare male. Naturalmente ogni cinque km il calcolo si aggiorna e mi rincuora il fatto che il tempo di arrivo si assottiglia sempre più.

A questo punto mi sembra il caso di fare un piccolo appunto all’organizzazione, impeccabile per tutto il resto della manifestazione. Non è stato previsto nessun punto di spugnaggio, nonostante il caldo si facesse sentire, in considerazione del fatto che eravamo partiti alle 9.35 e avremmo corso nelle ore più calde della mattinata. Lo so che le previsioni portavano pioggia, ma la pioggia non c’è stata e non avere acqua per rinfrescarsi un po’, non è stata una cosa bella.

Altra cosa che non mi è piaciuta è stata che, spesso, ai punti ristori il bicchiere d’acqua lo riempivano man mano che gli atleti arrivavano, come se fossimo al bar, sarebbe stato più opportuno che i bicchieri fossero già pronti al nostro arrivo: mi è capitato di dover aspettare che mi riempissero il bicchiere d’acqua.

Sono certo, però, che questi sono peccati di gioventù e che alla prossima edizione (17 novembre 2024) sarà tutta un’altra musica.

Superata Cannara, facciamo ritorno verso Santa Maria degli Angeli. Sto dando fondo a tutte le mie energie ma, ormai, il mio obiettivo è quello di portare questa pellaccia al traguardo dove mi aspetta Natalia.

Quando arrivo intorno al km 38 sento che il traguardo è molto vicino. Sento qualche accenno di crampo, causato certamente dal mio modo di correre non corretto, visto che il fastidio sotto il piede è sempre più forte.

Comincio ad immaginare l’arrivo, ma non ho nemmeno la forza per emozionarmi. Sono in una viuzza a Santa Maria degli Angeli e, all’improvviso, mi appaiono dinanzi la piazza e la Basilica.

Sono sul tappeto blu, tutto concentrato sul traguardo. Una voce mi chiama e mi incoraggia, mi fa sobbalzare: è Natalia!

Il tempo all’arrivo è il peggiore tra le maratone che ho corso: 4ore 21minuti e 21secondi; questo tempo mi ha permesso di classificarmi al 325° posto che, rispetto agli oltre 900 iscritti, mi pare un buon risultato. Anche se consideriamo quelli che non hanno partecipato all’ultimo momento, perché scoraggiati dalla pioggia, mi sento di essere stato anche più “forte di loro”.

Una gara così, avrebbe meritato un pranzo all’altezza, ma ero arrivato troppo tardi per andare in qualsiasi ristorante, quindi mi sono dovuto accontentare del pranzo al Mc Donald: meglio che niente.

Ci sentiamo alla prossima.

Buona corsa

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