28° Run Rome Marathon

28° Run Rome Marathon

19 marzo 2023, festa del papà e giorno della 28° edizione della Run Rome Marathon.

Ho desiderato tanto correre questa Maratona – è la mia quarta partecipazione -, soprattutto dopo il “fallimento” della Maratona di Parma.

Ho usato una parola forte “fallimento”, perchè solo chi prepara una gara come la Maratona può capire cosa significa arrivare al giorno della gara e non poterla correre per causa di forza maggiore.

Questa cosa era già capitata per la Maratona di Torino, rinviata il giorno stesso della gara a causa dell’esondazione del fiume Po’.

Ormai, per correre una Maratona ne devo preparare due; infatti non nascondo il fatto che scelgo la data della mia prossima gara, lasciandomi l’opzione di virare su qualche altra prevista nelle date a ridosso, in caso di imprevisti.

Visto il preambolo e considerando che, fino ad oggi, non ne avevo mai parlato, un breve accenno alla Maratona di Parma mi sembra doveroso.

In verità non si tratta di un fallimento, più che altro parlerei di un forfait, anche questa volta arrivato sulla linea della partenza.

Tutto era stato organizzato nei minimi dettagli: viaggio, hotel, ecc… La preparazione, svolta durante l’estate (la Maratona era prevista il 16 ottobre 2022), era stata soddisfacente. Il clima era perfetto, non erano previsti nubifragi o tempeste tropicali… insomma bisognava solo indossare le scarpette e correre.

Quando il sabato mattina parto da casa, ho un leggero mal di testa che si trasforma in spossatezza durante il viaggio. Arrivo in hotel, ritiro il pettorale, mangio, mi riposo, ma mi sento sempre peggio: penso di avere un po’ di febbre.

Sono indeciso, che faccio? Mi presento comunque al via e, mal che vada, la completo camminando? O è meglio rinunciare e non rischiare un infortunio che potrebbe essere più grave di una mancata maratona? Considerando che a casa avevo lasciato tre casi di covid, mi sono convinto di esserne contagiato anch’io e, quindi, ho rinunciato! (Tornato a casa ho verificato che il virus aveva colpito anche me: meno male che era ancora nella fase iniziale).

Ho vissuto i dieci giorni di quarantena senza alcun sintomo (solo qualche linea di febbre i primi due giorni), nell’attesa di tornare presto nel mondo.

Purtroppo ogni giorno a casa era un giorno senza allenamento, per cui anche la mia condizione atletica peggiorava giorno dopo giorno, per cui mi sono convinto che non avrei potuto avere più il tempo per switchare la preparazione della Maratona di Parma su un’altra prevista nella data giusta e a costi minimi (già avevo speso troppo e inutilmente).

Ho iniziato a guardami intorno per cercare, piuttosto, delle mezze maratone a cui partecipare, dopo aver riacquistato un po’ di smalto. Allora mi sono iscritto e ho partecipato nell’ordine a: Reggia Reggia Half Marathon, Panoramica Sorrento-Massa Lubrense-Positano e Invernalissima, con una condizione fisica che andava sempre più in crescendo.

C’era bisogno di qualcosa di più forte, per digerire la delusione di Parma e l’occhio è caduto sulla più classica delle Maratone e, tra quelle poche che ho corso, anche la più affascinante: la Run Rome Marathon.

Sarebbe stata la mia ottava maratona, la quarta a Roma!

Sentivo già dentro di me un fremito per l’emozione, ma anche per la consapevolezza che mi aspettava un percorso di fatica e sacrifici, sempre nella speranza di tenere alla larga gli infortuni.

Cambia la gara e cambiano anche le scarpe che porterò con me: sono passato dalle comodissime Brooks Glycerin 20 GTS a nitro infusione alle Brooks Adrenaline 22, meno comode, ma certamente più protettive.

Dopo l’iscrizione, il primo passo è stato l’aspetto logistico: come andare a Roma e dove dormire.

Negli altri anni avevo fatto delle buone esperienze ma stavolta ho optato per qualcosa di diverso.

Per il viaggio ho scelto di utilizzare il treno che in un’ora mi avrebbe riportato a Napoli e sarebbe stato molto più veloce e comodo del pullman, anche se più costoso (ma preso con largo anticipo il biglietto non è costato poi tanto).

Scelto il mezzo di trasporto, dovevo trovare una stanza che fosse nei pressi della Stazione Termini e che, quindi, mi permettesse di ridurre al minimo gli spostamenti.

Appartamenti che rispondessero alle mie esigenze nella zona, a basso costo, su Airbnb, non ne ho trovati, per cui ho rivolto la mia attenzione agli hotel, anche perchè questo mi avrebbe consentito di lasciare il bagaglio in hotel, durante la gara, senza doverlo portare prima al deposito bagagli della stazione, spendendo altri soldi.

Alla fine devo dire che sono contento della decisione, perchè è stato tutto molto comodo e, quindi, se dovessi tornare a correre a Roma, prossimamente, farei di nuovo le stesse scelte.

Ora è tutto pronto e non mi resta che allenarmi…

… E dopo 878,500 km siamo arrivati al giorno della gara, o meglio, al giorno del viaggio per arrivare a Roma.

Il treno Frecciarossa per Roma, passava alle ore 8 dalla stazione di Afragola, dove ho lasciato l’auto parcheggiata per due giorni, al costo di 8 euro. Era una bella giornata di sole e questo mi metteva di buon umore, perchè, per una volta, non erano previste piogge!

Alle 9 sono arrivato a Roma e subito mi sono recato all’hotel, dove ho lasciato il bagaglio, per poi recarmi, più alleggerito al Centro Congressi – zona EUR – per il ritiro del pettorale e del pacco gara.

Le passate esperienze e il boom di iscrizioni di quest’anno, destavano in me qualche preoccupazione, ma tutto è stato molto più semplice e veloce del previsto, con una coda pressoché inesistente (il mio consiglio è di arrivare nella prima parte della mattinata).

Ho fatto con calma il giro per tutti gli stand presenti, per cercare qualcosa di interessante: tutto molto bello, soprattutto l’entusiasmo della gente.

Ritirato il pettorale, sono ritornato presso la stazione Termini, per il pranzo, anche se ho dovuto gironzolare un po’, prima che si facesse l’ora giusta.

Il mio pranzo è stato lo stesso che ho fatto, a casa, il giorno prima di ogni lungo dai 26 km in su: spaghetti alla carbonara e patatine fritte.

Al pranzo ha seguito un riposino, giusto per rilassare un po’ le gambe che, comunque, avevano lavorato abbastanza fino a quel momento (a fine giornata avranno compiuto oltre 20000 passi e questa è una cosa da correggere, perchè sono troppi).

Nel pomeriggio sono sceso a fare una passeggiata, per trovare una chiesa dove si celebrasse la santa Messa, ma anche stavolta non riuscito ad organizzarmi bene.

Per le ore 20 ero in camera, pronto a consumare la cena che mi ero preparato per l’occasione: due porzioni di pane integrale con cotoletta, 200 gr di ricotta, una banana, nocciole e tanta acqua.

Dopo la cena, mi sono preso tutto il tempo per sistemare pettorale e sacca da portare con me alla partenza: poche cose, perchè avrei lasciato tutto in hotel dove mi è stato consentito anche di fare una doccia a fine gara.

Sono andato a letto abbastanza presto, anche perchè la gara era alle ore 8.00 ed entro le 7.00 bisognava consegnare la sacca agli appositi depositi.

La sveglia, dunque, suona alle ore 5 e sono pronto per fare la mia classica colazione: 4 fette biscottate con miele; due fette di Grana Padano spalmate con miele e guarnite con noci; 30 gr di cioccolato fondente (100% cacao); mandorle e tanta acqua.

Mi sono preparato e sono sceso per andare alla partenza, nei pressi dei Fori Imperiali. Ho percorso la prima parte di Via Cavour, inizialmente in solitudine, ma, con l’approssimarmi alla partenza, gruppi di runner convergevano nello stesso luogo: eravamo come tanti rivoli d’acqua che, dalle varie direzioni, arrivano fino al mare.

Avevo raggiunto la meta. Ormai non dovevo più preoccuparmi dove andare, mi bastava salire sul “tapis roulant”, per essere trasportato ai vari punti dislocati nell’area partenza.

Primo step: deposito sacca; sempre ben organizzato e l’operazione è stata molto semplice.

Secondo step: sosta al bagno chimico; in questo caso credo di aver sbagliato a fermarmi ai primi che ho trovato, perchè ho fatto una coda lunghissima, quando poi nelle griglie l’operazione sarebbe stata molto più rapida (come è stato).

Terzo step: entrata nella griglia; anche qui l’operazione è stata molto rapida, nonostante la folla cominciasse ad accalcarsi.

Entrato in griglia ho svolto un po’ di riscaldamento e qualche esercizio di stretching, ma nulla di particolare.

La temperatura era di 12°C e il tempo era nuvoloso, ma si stava bene. Io avevo indossato una maglia da buttare, per stare un po’ più caldo fino all’ultimo momento.

Dal palco la speaker ci accompagnava all’ora della partenza e al passare dei minuti aumentavano anche i miei battiti: ero pronto.

Il tenore intona le note della Turandot che fa salire i giri dell’mozione, ma quello che mi ha emozionato ti più è stato certamente il passaggio delle Frecce Tricolori: un’esperienza bellissima.

Così, con queste scie di Verde, Bianco e Rosso che venivano disegnate sulle nostre teste, partiva la mia ottava Maratona.

Il ritmo gara che mi ero prefissato era di 5′ e 30″ per chilometro, per cercare di arrivare sotto le 4 ore.

L’entusiasmo della folla e dei partecipanti mi spingeva a sostenere ritmi più alti di quelli prefissati, ma, dopo una fase iniziale altalenante, riuscivo presto a stabilirmi sulla mia andatura di crociera.

Il percorso, ormai (viste le varie partecipazioni), mi sembrava di conoscerlo. Ricordavo quella strada, quel palazzo: mi sembrava di essere tornato a casa!

Tutto sembrava procedere molto serenamente, fino a quando ho iniziato a sentire movimenti strani nel mio intestino. Era da poco passato il 5° km e da quel momento in poi tutta la mia attenzione era concentrata sul mio mal di pancia. Mi sembrava inspiegabile quello che mi stava accadendo, visto che la colazione era quella che avevo provato per mesi, senza che mi accadesse nulla e che la mattina stessa ero già andato regolarmente in bagno.

Ho pensato che fosse solo qualcosa di passeggero, per cui ho continuato la mia corsa, ma non ero sereno: pensavo già a come fermarmi.

Intanto il mio ritmo gara era ottimo, l’arrivo, secondo il mio Garmin, era previsto nelle 3 ore e 50 minuti, quindi avrei avuto anche il margine per un calo nel finale.

Al ristoro del decimo chilometro ho bevuto un po’ d’acqua e, passando davanti ai bagni chimici, ho deciso di proseguire, anche perchè c’era già più di una persona che stava in fila.

In effetti mi sembrava di stare meglio e mi ero quasi convinto che potesse svanire tutto all’improvviso, ma, purtroppo non è stato così. Allora al ristoro del 15° km ho deciso di fermarmi. C’erano già un paio di persone in fila, ma ormai avevo deciso ed era questa la soluzione migliore.

Purtroppo questa sosta mi è costata ben 5 minuti che hanno pesato sul prosieguo della mia gara, perchè mi hanno tolto la possibilità di prendermi un attimo di pausa ai ristori successivi dove, invece, non mi sono quasi fermato.

Da quel momento in poi, comunque, la mia gara è stata molto più serena. Le gambe non davano segnali di sofferenza e il mio ritmo era abbastanza costante. Dal km 15 avevo iniziato a prendere anche i miei integratori, sotto forma di gel, al seguente chilometraggio: 15, 25, 32 e 39; al km 20, invece, era prevista una dose (la punta di un cucchiaino) di bicarbonato di sodio.

Dal 10° km in poi mi sono fermato a tutti i punti ristoro (tranne al km 40) e ho bevuto sia acqua, sia gli integratori messi a disposizione, mentre non ho preso cibo solido.

Visto che la temperatura era quasi mite, ho approfittato anche per bagnarmi con gli spugnaggi lungo il percorso che hanno contribuito a rigenerarmi ogni volta.

Dopo il km 30 cominciavo ad avvertire un po’ di stanchezza (soprattutto un po’ di pesantezza al bacino), ma iniziavo anche a contare i chilometri che mancavano alla fine.

Avevo fatto scaricare a Natalia l’App ufficiale del Run Rome Marathon che le permetteva di seguirmi lungo il percorso, per sapere esattamente dov’ero in quel momento.

Allora fantasticavo, immaginando lei e i miei figli che facevano il tifo per me, mentre come un Pac-man, scorrevo sullo schermo dello smartphone.

Intanto il fiume di runner si dirigeva, di nuovo, nel cuore di Roma. La gente aumentava sempre più lungo il percorso: tifosi, amici, familiari.

Il 19 marzo era anche la festa del papà e più volte ho visto un papà che si fermava a salutare la sua giovane creatura, ma la scena che mi ha commosso di più è stata quando ho sentito incitare con forza: “papà, papà, papà” e, subito dopo, mi sono visto superare sulla mia destra da un atleta (anche abbastanza attempato) che, evidentemente, aveva ricevuto una carica speciale da quell’incoraggiamento.

Siamo quasi al 40° chilometro; Piazza del Popolo, Piazza di Spagna, Piazza Navona: uno spettacolo nello spettacolo, ma la stanchezza non mi permetteva di godere di tanta bellezza.

Mi sentivo anche un po’ scoraggiato, perchè non ero riuscito a stare sotto le 4 ore, anche se alla fine ho cercato di alzare il ritmo, ma sempre con molta cautela, perchè avrei rischiato di compromettere tutta la gara con un infortunio muscolare.

Così ho guadagnato il traguardo di Viale dei Fori Imperiali ringraziando il Signore per avermi donato quest’altra gioia e aver centrato questo nuovo obiettivo.

Tempo finale: 4 ore 5 minuti 19 secondi; posizione 3013 su 13482.

Dopo l’arrivo ho avuto qualche difficoltà di deambulazione, perchè la pesantezza al bacino mi bloccava anche le gambe, così, dopo aver preso la medaglia di partecipazione mi sono avviato molto lentamente verso il TIR dov’era depositato il mio zaino.

Ho notato, con soddisfazione che, finalmente, erano stati allestiti anche degli spogliatoi, poco dopo l’arrivo, solo che erano poco pratici per chi, come me, aveva il TIR due/trecento metri oltre (che per me erano 2/3 chilometri) e, quindi, dopo aver recuperato lo zaino, sarebbe dovuto tornare indietro.

Comunque, a parte qualche piccolissimo correttivo, l’organizzazione è stata perfetta, soprattutto considerando l’altissima partecipazione e il fatto che si corresse in una città come Roma.

Qualche critica va fatta, invece, al manto stradale, non sempre in buone condizioni e, per questo, richiedeva di essere molto concentrati, soprattutto sui sampietrini.

Ad ogni modo, recuperato la mia sacca (quella ufficiale fornita dall’organizzazione), ho subito indossato il giubbino, così ho iniziato a prendere un po’ di calore, anche se rimaneva la difficoltà nel camminare.

Ho inviato un messaggio a mia moglie per annunciarle che ero ancora vivo e che tutto era andato bene e che non vedevo l’ora di tornare a casa.

Poco per volta, sempre più rinfrancato, ho percorso la strada che mi separava dal mio hotel (Hotel Touring, via Principe Amedeo, 2) dove, ho fatto una doccia veloce e mi sono ricomposto.

Alla fine, per premiarmi, mi sono regalato una bella “cacio e pepe”, anche se l’appetito non era certamente quello dei bei tempi, ma bisognava reintegrare almeno i carboidrati, anche se avrei dovuto assimilare anche proteine…

Dopo il pranzo al Ristorante Amedeo, come il sabato, ho gironzolato per la Stazione Termini, aspettando che si facesse l’ora del treno per tornare a casa.

Nei giorni successivi alla maratona, non ho corso, forse avrei potuto camminare un po’, ma ho preferito dedicarmi ad altro, solo verso la fine della settimana successiva ho iniziato a corricchiare per qualche chilometro, per riprendere tutto molto lentamente…

Appuntamento alla prossima gara.

Buona corsa.

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